Ho ancora negli occhi i bagliori della guerra,
la pelle che brucia per le ustioni,
le narici intrise di odore di benzina
che il napalm sa dare al momento di distruggere.
Vedo ancora le trappole mortali
disseminate per la foresta
e quei suoi paletti con le punte aguzze,
vedo ancora le lance avvelenate
e le truppe d’occupazione decimate
da quei semplici strumenti di guerra,
vedo i nemici con il terrore negli occhi
rifiutarsi di salire sulle libellule d’acciaio splendente,
vedo il Marines bucarsi all’ombra di un camion.
Ho incontrato ai confini della Cambogia con la Thailandia
e il Laos un villaggio,
mai toccato dai viet,
mai decimato dai Khmer Rouge,
mai sfruttato dai Khmer Serei,
mai derubato dai soldati Thai
Una vecchia donna mi disse che ogni giorno vede il cielo
illuminato da fuoco azzurro e squarciato da tuoni senza nubi.
Mi parlò dei monsoni e del riso,
della giungla e dei serpenti,
ed io pensavo a quando, con la stagione delle piogge,
mi muovevo nell’acqua e nel fango
per occupare la collina n° 362,
morire nell’impresa
e poi abbandonare la collina
nella stagione secca.
Pensavo ai campi di riso distrutti,
ai raccolti mai fatti,
alla fame, alla morte per fauci di una tigre.
Quella donna disse che la natura era cambiata,
forse maligna o adirata,
se c’eran cieli paurosi e tuoni senza nuvole,
o forse l’uomo non è mai cambiato.
Son passati tanti anni,
ma cammino ancora rasentando i muri
ed evitando i lampioni accesi,
tenendo le mie stanze al buio in certe sere stellate
e tremando al pensiero di macerie
e all’odore di carne d’uomo macellata e bruciata.
Ho ancora negli occhi i bagliori della guerra
©Pino Scali